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Chi è il consulente d’impresa?
Il consulente d’impresa è un professionista particolarmente ambito, vedi il caso di Vittorio Pupillo, visto il suo ruolo cruciale in ambito strategico. In genere, trattasi di una figura esterna che l’imprenditore sceglie in affiancamento al top management, perché una visione esterna si rivela spesso decisiva nell’agevolare il processo di crescita e nel superamento di determinati limiti, specie quando c’è da raggiungere tutta una serie di obiettivi prefissati, fondamentali ai fini del business. A prescindere da come cura le varie implicazioni del business, il suo obiettivo è quello di supportare l’imprenditore ed i dirigenti dell’impresa nel prendere le decisioni, fornendo gli strumenti giusti.
Cosa fa il consulente d’impresa?
Il punto di partenza del suo lavoro verte su un’attenta analisi dello stato della situazione e una volta trovati i punti di debolezza che ostacolano l’andamento positivo delle performance aziendali, cerca di risolverli. Uno dei modelli piuttosto in uso per avere una panoramica completa è noto come analisi SWOT, matrice 2×2, dove si identificano e si valutano i fattori interni ed esterni e il loro impatto sul business, positivo o negativo. Questo professionista specializzato si occupa di far centrare alle aziende una miriade di obiettivi: – trovare nuovi clienti; – stringere nuove partnership con gli stakeholder; – valutare progetti; – far aumentare il volume d’affari e i numeri che contano in ambito business, come profitti e fatturato; – dare una spinta propulsiva alle vendite, sia tradizionali che online. In quest’ultimo caso, chiaramente se l’azienda fa anche e-commerce; – come fare marketing nel modo migliore; – come favorire il processo di innovazione – come creare vantaggio competitivo, differenziandosi dai competitor. Insomma, quando si tratta di supportare l’impresa, il consulente deve essere sempre a conoscenza degli effetti delle azioni che intende implementare sulla quota vendita, sulla quota clienti e sui margini.
Orientamento ai risultati concreti
Spesso, soprattutto in Italia, uno degli errori più comuni che effettuano i consulenti d’impresa, è quello di fare qualcosa per compiacere il top management e l’imprenditore, anche se si è consapevoli che il risultato finale in termini aziendali, il più delle volte non apporta alcun valore aggiunto. Anzi, in diverse circostanze, può rivelarsi addirittura dannoso. Il consulente d’impresa deve supportare le aziende nel porre in atto solo strategie concrete che portino risultati effettivi nell’ottica del business.
Quali doti deve avere un consulente aziendale?
Questa figura professionale deve essere in possesso di doti eccellenti in svariati campi: – conoscenza dei vari settori in cui opera; – doti analitiche, visto che l’orientamento numerico è essenziale per migliorare i risultati; – conoscenza delle lingue straniere; – dimestichezza con strumenti informatici professionali; – forte spirito di leadership; – abilità di comunicazione; – volontà di aggiornarsi e di migliorarsi: lo scenario economico è in evoluzione continua, tanto è vero che i cambiamenti sono sempre più repentini. Guidare le imprese al cambiamento pertanto, è possibile solo se non ci si sente mai arrivati e si ha intenzione di crescere e di saperne sempre di più. Solo se è in possesso di queste doti, che in pochi hanno, questo professionista può aiutare l’imprenditore ed i vertici aziendali nel mettere in pratica una strategia di successo e foriera di risultati.
Come si diventa consulente d’impresa?
Per ricoprire il percorso di consulente d’impresa, occorre investire su se stessi. La strada è infatti in salita, perché occorre arricchire il proprio bagaglio delle competenze. In quest’ottica, le esperienze professionali fatte sul campo si rivelano imprescindibili. Pertanto, pur non essendoci una "ricetta unica" per diventare consulenti d’impresa, occorre tenere conto che in molti tra questi professionisti hanno un percorso accademico in economia e finanza, in statistica, in ingegneria gestionale, con qualche specializzazione in ambito marketing. A seguito della laurea o del master, lavorare in azienda, non necessariamente sin da subito come manager, si dimostra utilissimo. Poi, facendo carriera per circa cinque anni in posizioni di comando o direttamente nella consulenza stessa, passando dal profilo junior a quello senior, si ha la possibilità di affinare le proprie competenze in materia di strategia aziendale. Solo allora è forse il caso di spiccare il volo.
Conclusioni
Sono davvero numerose le realtà imprenditoriali, sia le PMI che le multinazionali, che richiedono una consulenza esterna, al fine di migliorare le prestazioni lavorative o semplicemente per centrare determinati obiettivi. E il ruolo del consulente d'impresa, specie nei periodi di congiuntura economica, è sempre più strategico.