Quest’estate a Milano è stato toccato un nuovo picco assoluto nel consumo energetico: il carico massimo da record è stato raggiunto il 28 giugno e si è attestato sui 1635 megawatt. Lo ha reso noto Unareti, la società che gestisce la rete elettrica del capoluogo.
Da qualche tempo, i più grossi blackout mondiali accadono in estate invertendo una tendenza storicamente consolidata che vedeva i sovraccarichi sulla rete avvenire in inverno, a causa sei sistemi di riscaldamento. Oggi come oggi, il riscaldamento utilizza prevalentemente il gas per combustibile, mentre il condizionamento è a carico della rete elettrica. Si stima che l’impatto dei condizionatori e dell’aria sui consumi mondiali sarà sempre più drammatico, specie col proliferare esponenziale di questa tecnologia nei paesi in via di sviluppo.
Le estati sempre più calde non promettono bene quando si tratta di invertire la tendenza per il bene del pianeta; le emissioni di CO2 che – seppure con grande timidezza – parevano calare fino a qualche anno fa, adesso sono tornate a lievitare. Con esse, la consapevolezza che anche dal punto di vista produttivo e funzionale, uno sfruttamento tanto feroce di risorse non può protrarsi per molto.
Con la consapevolezza di dover affrontare il problema, anche in Italia sono stati stabiliti piani ed obiettivi al fine di accrescere la quantità di energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili. La buona notizia è che, come ha rilevato il rapporto GSE (Gestore dei Servizi Energetici), L’Italia ha già raggiunto l’obiettivo globale che si era preposta col decreto legge del 2 marzo 2011, ovvero il 17% di consumi energetici nazionali prodotti da FER (fonti energetiche rinnovabili): due anni fa avevamo ottenuto un ottimo 18,3%, superando il target prestabilito.
Sono stati fissati anche degli obiettivi più specifici con scadenza al 2020 per regioni e province autonome, attraverso il decreto “Burden Sharing”. Nella maggioranza delle aree interessate, la quota dei consumi energetici da FER risulta già oltre il traguardo annunciato: la Lombardia è nel gruppo delle “virtuose”, per fortuna in buon compagnia. Alcune zone – come ad esempio il Veneto e la provincia autonoma di Bolzano – hanno addirittura raddoppiato l’obiettivo preventivato sulle FER.
Andando più nello specifico, la Lombardia ha totalizzato il dato più alto sia per consumi finali lordi, sia – al contempo – per consumi da fonti rinnovabili. Entrambe le cifre, come abbiamo visto, rientrano con successo nei parametri programmati.
Una spinta a questa “marcia” verde l’ha senz’altro data il passaggio, oramai prossimo, al libero mercato dell’energia: molte compagnie, come Sorgenia, garantiscono che il loro prodotto provenga interamente da fonti sostenibili e rinnovabili.
La Lombardia è dunque la regione che in Italia consuma in totale più energia (pur essendo terza nel consumo pro capite): non stupisce, considerando che è anche la regione più popolosa d’Italia e da sola ospita il 16% dei cittadini della Penisola; per una strana coincidenza, questa percentuale si ripete quando si tratta di descrivere la quota di energia rinnovabile prodotta dalla Lombardia sul totale nazionale: ben il 16%.
La provincia lombarda che sfrutta una maggior quantità di energia lorda è ovviamente Milano, seguita da Brescia e Bergamo. La quota più alta dell’energia elettrica consumata in Lombardia è utilizzata per l’industria, seguita dal settore terziario.
L’industria lombarda assorbe addirittura il triplo dell’uso domestico, cioè quello che avviene nelle case private. Queste cifre sono molto diverse se consideriamo il Capoluogo: a Milano, i servizi ed il terziario la fanno da padroni nella richiesta di energia.
Se volete consultare qualche dato in più, potete trovare tutte le statistiche sull’annuario statistico regionale e sul sito del GSE (qui alcune informazioni tratte da Wikipedia).